Conclusioni
Obiettivo di questo studio, basato sull'ampia documentazione privata di una impresa mercantile che ha operato tra Settecento e Ottocento, è stato quello di verificare concretamente l'andamento di un importante nucleo dell'economia gaditana, durante un lungo arco di tempo, per far emergere le connessioni tra una specifica esperienza commerciale e il complesso universo delle imprese, del mercato, dei beni e dei rapporti di scambio, che si erano concentrati in una città singolare, crocevia di mondi diversi, come Cadice.
Il compito non è stato semplice, poiché, all'estremo interesse rappresentato dall'archivio "González de la Sierra", dovuto alla ricchezza e alla varietà dei suoi materiali, oltre che alla continuità delle informazioni in essi contenute per circa due secoli e mezzo, si è unita la cospicua mole dei fondi, la cui consistenza è pari a quasi ottocento libri di natura contabile e patrimoniale e a circa trecento cartelle, con una messe di documenti su tutti gli aspetti dell'attività aziendale. Tuttavia, l'idea di considerare l'impresa come unità di studio e di partire da un insieme di dati così minuto, allo scopo di ricostruire andamenti economici di valore complessivo per l'analisi del commercio gaditano, ha fornito l'impulso decisivo per l'attuazione di questa impegnativa analisi.
La carenza di altre indagini di analogo contenuto, in particolare per il periodo centrale del XIX secolo, nonché la considerazione di Fontana sull'attuale stato degli studi in materia, secondo cui de las transformaciones "burguesas" pasamos al estudio concreto de los hombres - a un intento de estudiar la burguesía como clase - la situación es menos satisfactoria,[1] hanno confortato la scelta effettuata.
Le parti in cui il volume è stato suddiviso tentano di stabilire un equilibrio tra le vicende storiche generali e il contesto dell'impresa gaditana, che, pur nella sua limitatezza, è stata protagonista ed espressione di una serie numerosa di avvenimenti e di mutazioni. La maggiore difficoltà incontrata nel corso del lavoro è stata proprio la necessità di tessere un filo comune, in grado di riportare a sintesi una miriade di informazioni raccolte quotidianamente per un'epoca molto ampia.
L'attività commerciale avviata da Juan de Agüera, nella prima metà del XVIII secolo, e portata al suo massimo livello di sviluppo da Francisco González de la Sierra, poco più di un secolo dopo, si era collocata nel cuore del commercio coloniale spagnolo e aveva imperturbabilmente solcato la scena mercantile di Cadice durante tutto il Settecento, l'Ottocento e buona parte del Novecento. Questa straordinaria longevità ha evidenziato un aspetto fondamentale dell'azienda gaditana, che ha permesso una panoramica ad ampio spettro sulle vicende della città e dei suoi commerci, verificando concretamente l'incidenza dei fatti storici ed economici su quella specifica realtà locale: infatti, la compañía "González de la Sierra", pur collocandosi costantemente ad un livello intermedio, rispetto alle dimensioni delle altre attività mercantili, è stata in grado di trovare una spinta - e una convenienza - duratura allo svolgimento dei propri traffici, attraverso una posizione solo apparentemente residuale, all'interno del meccanismo degli scambi coloniali.[2]
La scelta di esercitare la compravendita su larga scala degli ultramarinos, per lo più generi alimentari e altre merci di scarso valore, ha costituito il grande vantaggio, oltre che il principale freno, dell'impresa di calle de la Aduana. Grazie a un'impostazione di grande avvedutezza e cautela, che derivava dai saldi legami familiari e dall'antica esperienza commerciale dei componenti della società, ancor più che da una limitata disponibilità di capitali, venne ricoperta una fetta di mercato, oggi si direbbe una "nicchia", che consentì di intensificare e diffondere l'attività mercantile, poggiandola sempre su una base di partenza inattaccabile.
In questo modo, l'azienda, pur assumendo caratteristiche del tutto simili a quelle presenti nelle diverse iniziative commerciali dell'epoca, in tutta l'area gaditana, riuscì a passare dalla fase più florida dell'economia, determinata dalle ricchezze provenienti dai domini coloniali, a quella più difficile per Cadice, iniziata con la perdita del monopolio mercantile, senza subire danni irrimediabili. Non fu frenata, infatti, da quel contraccolpo esiziale, che aveva portato al fallimento attività molto più grandi e prospere, ma, anzi, proseguì decisamente nel suo itinerario di progressiva articolazione in una serie di empori, di negozi e di botteghe, sparsi lungo il territorio della baia, che sembravano concorrere alla formazione di una piccola "holding" ante litteram.
Un altro elemento di grande importanza era sicuramente la polivalenza del commerciante gaditano, che puntualmente si ritrovava nella multiforme attività della società "González de la Sierra" e dei suoi membri. Il punto di incontro tra le diverse funzioni - svolte dalla stessa azienda o, anche, da un'unica persona - di commercio all'ingrosso e al dettaglio, di commercio su commissione e di rappresentanza, di assicurazione e di organizzazione del trasporto marittimo, di finanziamento e di promozione di nuove società collettive, andava individuato nella particolare attività di intermediazione esistente a Cadice, in virtù della quale le merci e la loro movimentazione erano al centro del commercio e i relativi guadagni scaturivano più da una elevata capacità di conduzione dei traffici a buon fine, che dal possesso di ingenti capitali e da cospicui impieghi di risorse.
Durante la sua evoluzione, il complesso commerciale di Cadice aveva dimostrato anche un miglioramento degli aspetti gestionali interni dell'attività, riuscendo a distinguere sempre più la figura dell'amministratore, che non doveva limitarsi ad una funzione meramente asseverativa, ma era chiamato a ordinare la contabilità aziendale e a seguire direttamente l'andamento degli scambi, da quella del proprietario, che curava gli interessi generali della società e verificava la rispondenza dei risultati agli obiettivi iniziali della sua partecipazione. In questo quadro, il ruolo di Francisco González de la Sierra, che ricoprì una posizione di guida nel periodo di massima espansione aziendale, servì ad accentuare ulteriormente questa distinzione: infatti, egli non delegò ad altri solo la contabilità dell'azienda, ma anche importanti funzioni gestionali e di controllo, riservandosi, oltre alla sua quota personale di adesione alla società, un compito di vera natura imprenditoriale, volto all'individuazione delle occasioni di incremento degli affari e alla costruzione di nuove opportunità di guadagno.
Tuttavia, il dato costante della gestione interna, che nasceva dalla natura familiare dell'impresa e dalla necessità di sostenere economicamente i gruppi operanti a Cadice, come quelli rientrati nella regione cantabrica, era quello della parsimonia e del risparmio, o meglio, della utilità e dell'oculatezza degli impieghi. L'azienda, pur essendo notevolmente progredita e avendo assunto i caratteri di un insieme aggregato di attività, si basava sempre sul lavoro dei familiari, anche di quelli acquisiti di origine gaditana, e faceva un moderato ricorso al credito, che era quello normalmente richiesto per il pagamento delle forniture commerciali. Dai libri contabili, come dalle altre fonti informative, non emergevano particolari attività di investimento, che non fossero quelle di tipo immobiliare, né spese diverse da quelle strettamente indispensabili per la conduzione dell'impresa. Naturalmente, tale impostazione comportava anche un ostacolo all'accumulazione, che veniva mantenuta nei confini stabiliti nella fase di costituzione delle società: questo rilievo consente, altresì, di provare il valore primario assegnato all'arte del commercio, cioè, alle tecniche mercantili, oltre che alla competenza e all'esperienza dei soggetti che operavano a nome della compañía.
Quindi, si può affermare, a ragion veduta, che l'azienda "González de la Sierra" rappresenta un interessante campione d'indagine, di cui vari studiosi hanno sottolineato la necessità, per la verifica della relazione tra i costi e i benefici di un'iniziativa economica. In questo caso, però, alla naturale propensione ad un buon risultato di breve periodo, si univa una forma specifica di valorizzazione futura dell'attività commerciale: non potendosi fare affidamento sugli investimenti di capitali, l'accumulazione veniva effettuata, soprattuto, in capacità umane e in tecniche di organizzazione, tutti elementi che costituivano i fattori discriminanti per il successo del negozio di intermediazione.
Il fatto di essere un'impresa di dimensioni medie, dunque, favorì il notevole incremento degli scambi nei decenni centrali dell'Ottocento e il rafforzamento di una rete di compravendita, che copriva tutto il territorio gaditano e che spaziava, con propri referenti, dal Vecchio al Nuovo Continente. Queste caratteristiche consentirono, inoltre, di vivere meno drammaticamente le fasi di stagnazione o di crisi, che non determinarono l'arresto o la scomparsa definitiva dell'attività, ma provocarono danni più contenuti, rispetto a quelli subiti da iniziative più grandi, e, al massimo, condussero al progressivo ridimensionamento dell'azienda.
Tuttavia, non bisogna dimenticare gli aspetti negativi di questa configurazione aziendale. Innanzitutto, nel caso della compañía "González de la Sierra", non si verificò quanto sosteneva Braudel sulla corrispondenza tra la diffusione di un'attività e le sue dimensioni. Infatti, se è vero che lo spazio di un mercante è determinato dai suoi rapporti con gli acquirenti, i fornitori, i prestatori e i creditori, nella situazione concreta dell'impresa gaditana, non è accaduto, se non a tratti, che si potesse avvalorare l'affermazione, secondo cui .[3] Inoltre, proprio a causa delle sua portata intermedia, il complesso commerciale di Cadice, nel momento in cui doveva raccogliere i frutti di una lunga esperienza e di una durata fuori dal comune, non riuscì a sfruttare l'occasione rappresentata dalla congiuntura favorevole della metà dell'Ottocento. In una fase espansiva dell'economia e di crescita considerevole delle attività interne e internazionali dell'azienda, non si manifestò un sostanziale mutamento di qualità dell'iniziativa, attraverso il suo passaggio ad un livello dimensionale più elevato, che ne avrebbe consacrato la valenza di tipo capitalistico.
Dopo di allora, infatti, con l'inizio della depressione, l'impresa fu costretta alla riduzione dei suoi impegni e del suo raggio d'azione, perdendo notevolmente d'importanza, nonostante la costituzione di nuove società commerciali con funzioni di guida del gruppo, come la "Sierra Hermanos y Cía" (1870) e la "González de Peredo y Cía" (1897), e la permanenza di un discreto livello di traffici. L'attività aziendale sarebbe continuata, in varie forme, fino ai giorni nostri, ma, ormai, tramontata ogni possibilità di entrare a far parte del ristretto novero delle élites mercantili gaditane, non restava che l'adattamento ad un ruolo marginale, fino al cambiamento delle finalità sociali e alla perdita di autonomia della società, limitandosi a svolgere funzioni di rappresentanza della compañía arrendataria dei tabacchi e dare vita ad altre iniziative di minore rilievo.[4]
Altri elementi che emergono dall'analisi sono: uno di carattere tematico, che mette in relazione la specifica esperienza dei commercianti gaditani di origine santanderina con la formazione della locale borghesia mercantile e con le grandi problematiche della politica economica, a cominciare dalla contesa tra liberismo e protezionismo, così come è stata vissuta nei due centri cruciali dell'economia spagnola, Barcellona e Cadice, che furono profondamente condizionati dalla diversità della reciproca struttura sociale e, quindi, dalle differenti esigenze dell'industria e del commercio; l'altro, di natura strettamente economica, che riguarda la comparazione dell'andamento dei risultati aziendali con le fasi evolutive dell'economia gaditana.
Per il primo punto, si è fatto riferimento anche all'odierno dibattito storiografico, cercando di confutare l'opinione secondo cui sarebbe stato un "difetto di borghesia" a determinare le condizioni del ritardo spagnolo e la mancanza di un pieno sviluppo capitalistico in quel paese. Una prova della veridicità di questa asserzione, peraltro, è venuta dall'esempio dell'impresa considerata, che, pur non essendo tra le maggiori dell'area gaditana, seppe cogliere le occasioni incontrate lungo il suo cammino, dimostrando un certo dinamismo e una notevole capacità di adattamento.
Con la seconda osservazione, si giunge, probabilmente, al risultato di maggior rilievo dell'indagine. Infatti, una volta ricostruiti gli utili della società principale per un secolo intero, cioè, dal 1770 al 1870, all'obiettivo iniziale di trovare nell'attività commerciale dell'impresa semplici riscontri di un andamento generale, si è sostituita la ricerca di nuovi raffronti, in grado di offrire un quadro comparativo di valore assoluto. In questo modo, mentre i dati relativi al periodo tra il 1770 e il 1840 già fornivano informazioni inedite e utili alla definizione di una visione d'insieme aggiornata della storia economica della città; per gli anni tra il 1840 e il 1870, si è proceduto al confronto tra i risultati aziendali dei diversi empori, allo scopo di definire l'evoluzione dell'intero gruppo in rapporto alle fluttuazioni economiche.
L'esito di queste elaborazioni è stato assai confortante, non solo perché si è rivelata molto importante, ai fini dell'analisi dell'azienda, la continuità dei dati disponibili, ma, soprattutto, perché si sono verificate notevoli analogie tra l'andamento degli utili degli empori e il ciclo economico gaditano, del resto, molto simile a quello della Spagna intera per quell'epoca. La comparazione con l'indice generale dei prezzi all'ingrosso di Sardá, poi, ha confermato la possibilità di impiegare gli utili dell'azienda di Cadice come termine di paragone per i mutamenti economici. Alla fine di questa parte dello studio, dunque, è apparsa in tutta evidenza la connessione tra il livello particolare dell'andamento del gruppo commerciale e quello complessivo del ciclo economico, a riprova dell'affermazione di Braudel, secondo cui vi sono fenomeni che si esplicano chiaramente, quando la storia generale invade la storia locale.
L'esigenza di comprensione, però, si avverte con maggiore acutezza durante le fasi di intensa crisi, in cui le diverse variabili puntano tutte verso il basso e la situazione non cambia dall'ambiente microeconomico a quello macroeconomico. Questi momenti assumono un grande rilievo per l'interpretazione dei fatti storici, visto il loro carattere di estrema verità. Nel 1866, infatti, come hanno dimostrato anche le elaborazioni sui dati aziendali, la crisi mise a nudo la debolezza strutturale dell'impresa gaditana e lo stato critico dell'economia locale. Fu allora, anche di fronte all'avvio del declino della ditta "González de la Sierra", che apparve distintamente il problema che attanagliava Cadice, segnandone il destino; non si trattava tanto di una inadeguatezza delle attività commerciali o di una incapacità della borghesia mercantile gaditana, ma di un limite ancor più serio: terminata l'età d'oro del commercio coloniale, pesava sempre più sulla città, disposta lungo una stretta lingua di terra circondata dall'Atlantico, l'assenza di un mercato alternativo a quello americano e il vuoto produttivo dell'economia spagnola.
Non era possibile sviluppare l'industria a Cadice, data la sua conformazione e la sua posizione geografica, così come mancava un apparato produttivo interno, in grado di rifornire di nuovi prodotti i commercianti locali. Ma non si riusciva neppure a rimpiazzare lo sbocco commerciale rappresentato, per l'attività gaditana d'intermediazione, dalle terre d'oltreoceano. In questa situazione veniva meno la funzione proprio di quei ,[5] che avevano costituito l'anima dello sviluppo commerciale della città; mentre si faceva sempre più indistinta la speranza di una duratura ripresa economica e di un nuova età dell'oro per i traffici commerciali.
A partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento si concludeva definitivamente l'epoca dell'auge gaditana e si avviava un lungo periodo di decadenza, da cui Cadice non si sarebbe risollevata fino ai giorni nostri. Da quel momento, anche per una realtà locale così complessa e anomala, poteva valere, purtroppo, in negativo, un'osservazione formulata negli anni cinquanta di questo secolo, affinché si abbandonassero gli stereotipi di Brenan: .[6] Come molte altre società occidentali, infatti, la Spagna era afflitta da un persistente ritardo economico, di cui Cadice rappresentava l'emblema, ma pure il simbolo di un possibile riscatto. Allora, è anche attraverso l'analisi dei fatti più minuti e il loro inserimento nel quadro globale dello sviluppo, che la memoria viva di un'epoca di grandi scommesse e di grandi affermazioni, costruite da tanti uomini operosi e intraprendenti, può illuminare la strada percorsa nei periodi più difficili e renderla comprensibile fino al presente.
[2] In realtà, l'esperienza spagnola ci ha insegnato che furono le società di maggiori dimensioni a incontrare le difficoltà più serie, non trovando ; mentre le iniziative di portata più limitata, grazie alla loro flessibilità e ad altre caratteristiche favorevoli in relazione all'ambiente economico circostante, si assicurarono (J. R. García López, Las sociedades colectivas y comanditarias en la dinámica empresarial española del siglo XIX, cit., p. 178 e p. 182).
[3] F. Braudel, Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII). I giochi dello scambio, cit., p. 171.
[4] L'azienda gaditana, dopo una serie di vicende che l'hanno riguardata nel corso degli ultimi anni, pur restando in vita la società "González de Peredo", ha ripreso la vecchia denominazione "González de la Sierra" e, in modo assai singolare, ha ristabilito al suo interno i rapporti tra le diverse quote di proprietà, nelle identiche proporzioni che avevano caratterizzato la forma sociale originaria.
[5] J. Kocka, Borghesia e società borghese nel XIX secolo, in Borghesie europee dell'Ottocento, cit., p. 4.
[6] P. Ruiz Torres, Retrato de una historiografía, cit., p. 19.